I canti tradizionali A Mamoiada si tramanda oralmente, di padre in figlio, un particolare tipo di canto a tenore: “Su ‘ussertu”. Il termine, di origine molto antica, probabilmente deriva dal latino cum sero (intreccio), indicando il perfetto accordo delle voci che lo compongono, capaci di creare un’unica armonia. Questo canto è stato spesso fonte di ispirazione per la tradizione canora di altre comunità per il suo elevato grado di purezza: merito, questo, della comunità mamoiadina che lo ha custodito gelosamente, preservandolo dalla contaminazione della modernità e da influssi esterni. I quattro interpreti che costituiscono il coro, non hanno affrontato alcuno studio in musica e metrica musicale, ma hanno acquisito le loro capacità canore imitando, sin da bambini, i testi e lo stile dei vecchi cantori. Su ‘ussertu, espressione dell’identità e storia della comunità, ha un’evidente funzione sociale: i momenti di aggregazione in famiglia, nei bar, nelle feste, durante la tosatura del bestiame, etc… creavano l’impulso perchè le quattro voci si unissero e, talvolta, improvvisassero alcune rime. Lo stile di questo canto si caratterizza per la ripetitività e variabilità dei toni, dei ritmi e dei giri armonici dei quattro cantori, rigorosamente maschili. Ognuno di essi ha un ruolo diverso all’interno del quartetto e, sebbene le voci di cui sono espressione siano diverse e ben distinte, si completano a vicenda. Da “sa vo’e” , voce solista, dipende l’intonazione dell’esecuzione: il cantore che la rappresenta, dotato di elevate qualità interpretative, ha il compito di musicare le poesie, con le quali trasmettere un forte trasporto emotivo. La voce più grave è “su bassu”, che ricopre il ruolo di bordone ritmico: egli infatti esegue in modo continuo una stessa nota, vivificandola talvolta da variazioni ritmiche, rese particolarmente interessanti da repentini colpi di glottide. Su bassu è la voce di sostegno delle altre due voci: “sa ‘ontra” e “sa mesu vo’e”. Sa ‘ontra riveste un ruolo molto delicato e richiede un gran senso musicale; sul piano timbrico può essere definita cupa. Essa può svilupparsi in modo lineare oppure in maniera rude e grossa. E’ proprio dal giusto accoppiamento di “sa ‘ontra” e “su bassu” che dipende l’armonia del coro. “Sa mesu vo’e” è, infine, la voce più acuta: con maestria, deve ornare, senza disturbarlo o coprirlo, l’accordo prodotto dalle due voci gutturali di “sa ‘ontra” e “su bassu”. E’ proprio per questa ragione che “sa mesu vo’e” ha una funzione di guida. Il repertorio de “su ‘ussertu” è costituito da diversi canti. Generalmente si inizia con “s’isterrida”, una sorta di riscaldamento per le voci, fino a raggiungere il giusto accordo e la tonalità adeguata per l’esecuzione degli altri canti, e si prosegue con “sa vo’e anti’a” e “sa vo’e ‘e notte”, spesso repertorio di serenate. “Su ballu a passu torrau”, che ha avuto i natali a Mamoiada, oggi imitato anche in moltissimi altri paesi della Sardegna è il tipico ballo tradizionale, insieme a “su ballu a sartiu” e a “su ballu andande andande”; quest’ultimo veniva detto anche “vo’e ‘e leva” perché cantato spesso dai giovani che partivano per la visita di leva. Mentre in passato era proprio Su ‘ussertu a fornire l’accompagnamento musicale ai ballerini che si cimentavano in lunghissimi balli tradizionali, attualmente questa funzione è in parte sostituita dall’accompagnamento con strumenti musicali, in particolare l’armonica a bocca e l’organetto. Da vari anni il canto a tenore è stata riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio intangibile dell’umanità.